I centenari in Sardegna all’epoca del coronavirus

Come hanno vissuto i centenari di Sardegna la pandemia di coronavirus?
Questo virus che ha infestato la nostra primavera non ha toccato in ugual misura tutto il nostro paese.
Indice dei contenuti
Il coronavirus in Sardegna
In un periodo in cui molte RSA sono diventate tristi anticamere per l’aldilà, altri anziani stanno vivendo questo periodo in maniera differente.
Non vi preoccupate, ne abbiamo vissuti momenti drammatici prima d’ora, supereremo anche questo
Giovanni Andrea Meles, 93 anni, Orosei
Nei paesi del centro Sardegna praticamente il virus non si è visto, ma soprattutto, per gli abitanti del luogo non è stato difficile mettere in pratica le misure del lockdown.
Un interessante articolo uscito recentemente a cura della giornalista Barbara Schintu e della scrittrice Carol Hymovitz tratta il tema di questa convivenza tra i centenari sardi e la pandemia in atto.
La cura dei legami familiari è stata assolutamente fondamentale per la gestione dell’emergenza, in una zona dove comunque l’incidenza del virus è stata bassissima. Prendendo a testimonianza le vicende di una famiglia di Orosei le 2 autrici disegnano un quadro di forti relazioni, di cura degli affetti familiari soprattutto verso le persone anziane.
Cosa hanno di speciale questi paesi? Perchè in Sardegna esistono delle zone con una concentrazione di centenari fuori dalla norma? Come vivono queste persone? Quali le cause di questa longevità?
La blue zone italiana
Abbiamo già illustrato la meravigliosa situazione di alcune zone della terra che sono popolate da abitanti che raggiungono record invidiabili di longevità.
Queste zone, denominate blue zones, sono caratterizzate da una concentrazione di centenari in ottima salute che si discosta dalla media della nazione in cui si trovano.
La Sardegna, in particolare in alcune zone, può vantare l’invidiabile appartenenza a questo ristretto club di zone dove il tempo e la natura umana sembrano seguire strani e misteriose eccezioni.
E così questa stupenda regione, non è solo meta di turisti per le sue stupende bellezze naturali e culturali, ma si trova da qualche decennio oggetto di studio di università e scienziati, gerontologi e sociologi.
Ogliastra, Peu, Arzana, Talana, Baunei, ecco una lista di paesini ormai entrati nelle agende dei giornalisti di tutto il mondo, alla ricerca del sacro Graal dell’eterna giovinezza che qui sembra essere quasi una normalità.
Nel 2018 lo scienziato Makoto Suzuki, maggior esperto mondiale di longevità e ricercatore di Okinawa Centenarium Study, ha visitato Villagrande.

Okinawa ha infatti il record mondiale delle donne più longeve, ma a record maschili questi paesi non sono da meno. Villagrande Strisaili, nella provincia dell’Ogliastra, nel 2014 è addirittura entrata nel Guinness World Records come zona a più alta longevità maschile.
A Seulo, nella Barbagia, si sono contati ben 20 centenari tra il 1996 e il 2016 confermandosi tra I paesi più longevi del mondo.
Altri paesi della zona possono vantare statistiche simili.
Il segreto è nel minestrone?
Ecco il servizio andato in onda recentemente su La7. Il titolo è significativo, il contenuto altamente illuminante. vedetelo fino alla fine,….
Vuoi vedere che la vera soluzione ai problemi alimentari e all’invecchiamento è il tanto sottovalutato “minestrone“?
L’uomo più anziano della Sardegna
Non so quale sia la dieta o le abitudini di Gaspare Mele, 108 anni, l’uomo più anziano della Sardegna.
Certo è che ora la sua vita e il suo sguardo ancora vitale hanno meritato un posto nel libro fotografico Aging Gracefully: Portraits of People over 100, del fotografo Karsten Thormaehlen.
Già la copertina è tutto un programma: la serenità e il sorriso dei simpatici ultracentenari suscita un fremito di ammirazione e forse un pò di invidia.
La parola “gracefully” rende bene il concetto: non basta arrivare al fatidico traguardo, è necessario arrivarci “con grazia”, in buona salute fisica e mentale.
Purtroppo i dati demografici sembrerebbero andare in direzione contraria: a livello mondiale circa l’80% delle persone anziane (età maggiore di 65 anni) è affetto da almeno una malattia cronica e circa il 50% è affetto da due o più patologie croniche (quali, ad esempio, patologie cardiovascolari e cerebrovascolari, tumori, diabete mellito, ipertensione arteriosa, patologie polmonari croniche). Allora nel mondo sempre più anziani, sempre più anziani malati…diventa fondamentale invecchiare bene.

Longevità: genetica, ambiente o dieta?
Ma torniamo un pò indietro nel tempo.
Gianni Pes, studioso di longevità, ricercatore all’Università di Sassari, fin dal 2000 insieme ad un gruppo di altri studiosi, aveva analizzato un gruppo di paesini del centro della Sardegna, trovando una notevolmente bassa frequenza di mortalità e una alta aspettativa di vita.

Quindi anni prima della eclatante missione di Dan Buettner finanziata da National Geographic che aveva trasformato in fenomeno anche mediatico questa importante evidenza sociologica, in Italia si era già consapevoli dell’importanza di questa regione e dei suoi abitanti.
Lo studio AKEA
Lo studio del dottor Pes, denominato AKEA è stato pubblicato su Experimental Gerontology* nel 2004.
Che risposte hanno dato gli studiosi sulle ragioni del fenomeno?
Inizialmente si era data una rilevanza al fattore genetico.
L’isolamento della popolazione potrebbe aver portato a varianti genetiche favorevoli alla longevità.
Successivamente, come anche confermato da studi citati nell’articolo suddetto, il fattore genetico sembra essere determinante solo per il 20% tra tutti i fattori, il rimanente 80% è piuttosto da ricercarsi tra stili di vita, alimentazione, fattori psicologici.
Ma soprattutto, come indicato dalle testimonianze precedenti, fattore chiave assoluto è l’interazione sociale.
Il fattore GAIA
Il citato dottor Gianni Pes e il dott. Luca Deiana, docente all’Università di Sassari, ormai da anni cercano di spiegare ai forestieri quale sia la soluzione dell’arcano per campare chent’annos (da qui l’acronimo AKEA dato allo studio citato).
«Determinante è il fattore Gaia, acronimo di
- genetica
- ambiente
- alimentazione
- integrazione
- autostima».
Sembrano termini astratti, delle mere etichette scritte nei manualetti da pochi euro sul vivere bene, ma qui si tocca con mano la realizzazione di questo concetti, anche correlati tra loro.
Sempre secondo il citato studioso, ecco in concreto i valori e le abitudini che fanno la differenza per queste popolazioni. Le abbiamo citate nell’articolo sulle zone blu.
- La famiglia;
- lo scarso o nullo tabagismo;
- il semivegetarianismo;
- l’attività fisica moderata ma costante;
- la percezione di esser utili socialmente;
- il consumo di legumi».
Non trovate anche voi delle regole simili applicate all’isola di Okinawa e Loma Linda?
La dieta dei centenari
Inutile rimarcare quanto la dieta sia fondamentale per questa popolazione.
La dieta si basa sulla vera alimentazione di tipo mediterraneo, prevalenza di vegetali (frutta, verdura, legumi), pochi alimenti di origine animale, olio di oliva di altissima qualità, la giusta quantità di vino rosso.
Fantastica è la prima colazione, la trovate descritta in questo articolo, ci torneremo in uno dei prossimi articoli dedicati a questo importantissimo pasto della giornata
Centenari ma anche felici?
Come dicevo prima, non basta arrivare fino al secolo di vita, quanto arrivarci possibilmente “felici“.
E allora ci viene in aiuto un importante studio condotto dall’Università di Cagliari in collaborazione con la Southampton Solent University, nel Regno Unito, pubblicata sulla rivista Applied Research in quality of life.
Gli studi effettuati dalla dottoressa Fastame e dal dottor Hitchcott documentano, in particolare, come gli anziani della “zona blu” siano considerati una risorsa dalla loro comunità, perché depositari delle conoscenze e delle tradizioni locali e come tali ancora produttivi e coinvolti in numerose attività sociali.
Gli studiosi hanno analizzato 191 anziani di età compresa tra i 60 e i 99 anni: alcuni sardi selezionati nelle zone con una maggiore prevalenza di centenari (Ogliastra, Barbagia, la città di Sassari) sono stati messi a confronto con dei coetanei provenienti dalle aree rurali della Lombardia.
Essi risultano in base ad alcuni test tesi a valutare lo status mentale, meno depressi e maggiormente soddisfatti della loro vita.
Questo perché – ipotizza lo studio – in Sardegna gli anziani sono attivi più a lungo dal punto di vista fisico, si sentono maggiormente considerati all’interno del nucleo della famiglia e degli amici e rispettati dalle giovani generazioni.
Conclusioni
La famiglia di Orosei, il signor Gaspare Mele, tutti gli anziani di questi meravigliosi posti in Sardegna hanno veramente molto da insegnarci.
In questi tempi in cui sono messi in discussione i nostri modelli di vita, direi di fermarci e riflettere sui nostri stili di vita sia fisici che mentali che relazionali.
- *Poulain, Michel; Pes, Giovanni Mario; Grasland, Claude; Carru, Ciriaco; Ferrucci, Luigi; Baggio, Giovannella; Franceschi, Claudio; Deiana, Luca (2004-09-01). “Identification of a geographic area characterized by extreme longevity in the Sardinia island: the AKEA study”. Experimental Gerontology. 39 (9): 1423–1429. doi:10.1016/j.exger.2004.06.016.