Dallo Slow Food la visione del dopo coronavirus

Carlo Petrini, scrittore, attivista italiano, fondatore e coordinatore del movimento SlowFood, ha rilasciato un’intervista molto interessante che vi consiglio di leggere.
Per chi non lo sapesse, Slowfood è una grande associazione internazionale no profit impegnata a ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi, grazie ai saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali*.
Figura notissima nel mondo dell’agricoltura compatibile, avversore degli OGM, Petrini è stato nel 2008 inserito tra le 50 persone che potrebbero salvare il pianeta dal giornale The Guardian†.

Come dice l’intervistatore: “Una chiacchierata con Carlo Petrini è un soffio di aria fresca che spazza via i pensieri cupi. Perché il fondatore e presidente di Slow Food ha sempre lo sguardo rivolto al futuro”
L’intervista pubblicata sul sito slowfood.it è veramente un momento di riflessione profonda e leggera al tempo stesso.
Questo perchè si sente il grande spessore umano e la grande vision sul mondo dell’ambiente e della sostenibilità che pervade Petrini
Le gravi catastrofi naturali reclamano un cambio di mentalità che obbliga ad abbandonare la logica del puro consumismo e a promuovere il rispetto della creazione.
Albert Einstein
La frase che vorrei sottolineare dalla sua intervista e che induce a riflessione è «Non si può più pensare che il cibo lo produce uno solo per tutti.
Abbiamo rubato spazio alla campagna, bisognerà riprenderselo per mettere in moto un’economia primaria al servizio delle comunità locali».
Ecco parole chiavi che risuonano…..riprendersi lo spazio della campagna, mettere in moto un’economia primaria.…
Utopia? E’ lecito sperare di avere un cambiamento in meglio dopo questo crisi?
Come sottolineano alcuni analisti, la globalizzazione in tempo di Covid sta subendo una profonda mutazione, alcune trasformazioni irreversibili stanno già accadendo sotto i nostri occhi.
Ecco l’intervista completa, la consiglio a chi è sensibile al tema.
Testimonianza da Cuba
Non solo in Italia la filosofia dello slow food ha creato un nuovo paradigma di pensiero, anche all’estero, per esempio a Cuba, troviamo un’importante presenza.

Cuba, una raccolta di storie ed esperienze, che riguardano la condivisione di cibo, la semina di nuove piante nei cortili e sui balconi di casa, la rigenerazione dei suoli.
L’arrivo del Covid-19 anche a Cuba come nel resto del mondo, ha sviluppato il senso di resilienza in ogni essere umano e di questa qualità i Cubani ne hanno da vendere.
Perciò è una riflessione importante quella che cito testuale da Nelida Perez, coordinatrice della comunicazione di Slow Food a Cuba :
«Il Coronavirus è stato una sorta di richiamo da parte dell’Universo.
Ci ha posti su un nuovo asse, completamente inedito, che deve essere affrontato come umanità.
Guerre, carestie e cambiamenti climatici non sono stati sufficienti per frenare l’impeto della distruzione, la cecità per il denaro, la follia e l’ambizione di dominio che ha portato l’uomo a distruggere il pianeta.
Ora abbiamo questa sfida davanti a noi, ed è tempo di mettere in campo nuove forze e allo stesso tempo di impugnare nuove armi: la solidarietà, l’intelligenza e l’unità».
Vivere in modo sostenibile è possibile, e in questi giorni a Cuba è ancora più evidente.
Se si parla di sopravvivenza e di sviluppo sostenibile, il popolo cubano ha molta esperienza.
Lo dimostrano, in questi giorni di emergenza, le storie dei diversi membri delle comunità Slow Food a Cuba che, nelle parole di Madelaine Vázquez, leader locale del movimento: «Sono cose semplici, ma grandi».
Per approfondire questa bellissima testimonianza, vi lascio il link dell’articolo Slow Food Cuba.
- *https://www.slowfood.it/chi-siamo/storia/
- †Per approfondire il bio di Carlo Petrini: https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Petrini_(gastronomo)